Dossier frigo. Le 15 domande a cui occorre rispondere per scegliere quello migliore per noi.

Il frigorifero è senza dubbio l’elettrodomestico “bianco” più presente nelle nostre case, essendo il “secondo” in assoluto in termini di diffusione, dopo l’onnipresente televisore. Questo la dice lunga circa l’utilità di questo apparecchio, che la maggior parte degli italiani ha cominciato, fra l’altro, a conoscere in tempi relativamente brevi, avendolo potuto possedere solo dopo i primi anni ’60. Del resto come si potrebbe fare a meno di un frigorifero al giorno d’oggi? Un frigo ci permette di fare la spesa una volta a settimana invece che una volta al mese, ci permette di conservare i cibi molto più a lungo, senza doverli “trattare” come si faceva un tempo, ci consente di riutilizzare gli avanzi di cibo che altrimenti saremmo costretti ad usare. Insomma il frigorifero fa ormai parte integrante della nostra vita, tant’è vero che ne vengono prodotti un numero spropositato di modelli e di versioni.

Il grande assortimento presente in commercio a proposito di frigoriferi ci permette di scegliere l’apparecchio più adatto allo stile della cucina, alle nostre abitudini alimentari ed alle dimensioni della nostra famiglia. A parte i modelli da incasso, che si possono pannellare nelle più svariate maniere ed hanno molteplici misure in altezza, dal punto di vista estetico si spazia in genere dal classico frigorifero bianco smaltato, al laccato nero opaco e all’acciaio inox (in versione satinata e anti-inpronta) che ha in genere costi superiori agli altri. Oltre agli svariati colori che hanno disposizione alcune aziende che addirittura producono “a campione” i frigoriferi per i propri clienti, si trovano anche modelli con texture in rilievo: le finiture vengono realizzate con vernici epossidiche applicate su elementi adesivi in rilievo (un po’ tipo quelli usati per il “wrapping” delle auto) ed hanno effetti veramente particolari. Esistono anche collezioni vintage con forme bombate e rétro, stile anni ’50.

Per acquistare il proprio frigorifero o sostituirlo con un modello più efficiente, ì criteri dì scelta dovrebbero però basarsi, oltre che sull’estetica, innanzitutto sulle proprie necessità e sullo stile di vita che si conduce. L’ obbiettivo principale del resto è quello dì conservare al meglio il cibo evitando gli sprechi, anche dì energia elettrica.

Come valutare dunque quale è il frigorifero giusto ? Ecco qui raggruppati in ordine logico, tutti gli elementi da tenere in considerazione in un modello di frigorifero.

Le 15 domande a cui occorre rispondere per scegliere il miglior frigorifero

Da “incasso” o da “appoggio”? Quale tipologia di frigo fa più al caso nostro?

Tutti sanno ormai che, in pratica, i frigoriferi possono essere suddivisi in due grandi tipologie, a seconda del loro aspetto esterno e del loro utilizzo: i modelli detti “da incasso” e quelli chiamati da appoggio o “free-standing”.

La differenza fra queste due tipologie è abbastanza ovvia e conosciuta: nel primo caso, si tratta di elettrodomestici adatti ad essere inseriti in un “mobile” contenitore che ne modifica e abbellisce l’aspetto esterno, rendendolo uniforme con gli altri mobili da cucina; mentre nella tipologia “da appoggio” vengono classificati tutti quei frigoriferi che sono costruiti con delle caratteristiche estetiche tali da poter essere posizionati tranquillamente da soli, “nudi”, senza cioè alcun tipo di copertura.

In linea di massima i due tipi di macchina non differiscono molto, ma in quelli predisposti per l’incasso vi sono progettati alcuni indispensabili accorgimenti che consentono a questi frigoriferi di poter reperire l’aria necessaria al raffreddamento del proprio motore, prendendola soltanto dall’alto e dal basso, invece che sfruttare anche quella proveniente dai due lati, che i normali frigo da appoggio possono usare. Il motivo è piuttosto facile da capire: i frigoriferi da incasso sono concepiti per essere alloggiati fra due “fianchi” di legno che chiudono completamente il loro “retro”, dove sono posti le griglie di raffreddamento, i tubi di circolazione ed il cosiddetto “compressore” (in pratica il motore del frigo stesso). Questi elementi funzionali, durante il loro normale funzionamento, producono una grande quantità di calore dovuta, in parte alla mansione di “scambiatore di calore” che queste macchine hanno, ed in parte al loro stesso meccanismo elettrico basato su di un vero e proprio “motore” che produce il raffreddamento di un apposito gas. Proprio come avviene nella macchine da condizionamento.

I primi frigoriferi da incasso, quelli che in Italia si sono cominciati a vedere già a partire dagli anni ’70, soffrivano un po’ di questa loro condizione di “reclusi” all’interno di un contenitore ed erano per questo abbastanza facili a guastarsi. Quelli moderni, dopo tanti anni di esperienza accumulata e di evoluzione del settore, hanno raggiunto un notevole stadio tecnologico e possono dirsi tranquillamente immuni da problemi di areazione tali da inficiarne un loro tranquillo utilizzo; possono verificarsi però anche oggi problemi di questo tipo, soprattutto relativamente alla corretta istallazione di questa tipologia di frigo. Ogni macchina esce infatti dalla fabbrica dotata di una precisa ed indiscutibile scheda tecnica che ne indica le esatte metodologie di istallazione per la quale è stata pensata e progettata. Queste schede contengono in pratica le misure dei vani di areazione “minimi” che ogni frigorifero da incasso deve possedere per poter serenamente funzionare anche all’interno del mobile in cui sarà inserito. Tali dimensioni, sono più o meno le stesse per ogni marca di frigorifero si intenda acquistare, ma possono verificarsi delle eccezioni che a volte non vengono prese attentamente in considerazione dalle aziende produttrici di cucine componibili. Un altro caso abbastanza frequente di errore, lo si rileva nel caso delle cucine prodotte in maniera “artigianale”, cioè non prodotte dalle industrie, che con i loro sistemi di controllo qualità, evitano più facilmente gli eventuali problemi. Può succedere infatti a volte che l’artigiano -per ragioni quasi sempre di “produzione” o di “progetto” (piuttosto che a causa di “errori” veri e propri)- non si attenga esattamente alle prescrizioni e costruisca degli alloggiamenti non attinenti a quanto richiesto dai produttori di elettrodomestici. Un consiglio che è giusto dunque dare, nel caso si decida di far costruire la propria cucina ad un artigiano è quello di verificare sin dal momento stesso della progettazione dei mobili, il possibile corretto inserimento di tutti quanti gli equipaggiamenti “da incasso”.

Se si tiene quindi giusto conto di queste importanti indicazioni, si può tranquillamente affermare che la scelta fra frigorifero da incasso e quello da appoggio, dipende esclusivamente da fattori prettamente estetici.

In verità la cucina “moderna” consente attualmente in egual misura entrambi i tipi di impieghi senza grossi problemi di arredamento. Certo, ove si intende perseguire una certa attenzione ad alcune linee “minimali” che fanno da guida del design oramai da qualche decennio, la scelta dovrà per forza essere orientata verso un frigorifero da incasso, che consente certamente di uniformare e regolarizzare gli stilemi della propria cucina componibile con maggior facilità. Però non è affatto detto che in cucine molto moderne e dalle linee tecnologiche come quelle progettate secondo lo stile “professionale”, quello high-tech o quello industriale, non possa trovare egregiamente una collocazione un bel frigorifero da appoggio, magari in acciaio o nero antracite.

Vi è stata poi qualche tempo fa, anche una certa riscoperta dell’uso del frigorifero free-standing pure per le cucine di gusto classico o “contemporaneo”. In questi casi l’attenzione si sposta prevalentemente verso la scelta di un design molto “attinente”, che intoni perfettamentel’elettrodomestico in quello che dovrebbe essere il suo definitivo contesto. In questi casi si predilige quasi sempre infatti l’uso di frigoriferi del tipo detto “bombato”, che altro non sono che una riedizione in chiave moderna e tecnologica dei primi frigoriferi che nel dopo-guerra, specialmente negli anni del “boom economico”, cominciarono ad affacciarsi sul mercato italiano. Linee molto stondate, maniglie cromate, marca in rilievo, colori pastello, ve li ricordate vero? Un “Cult” dal sapore dannatamente piacevole, al quale è difficile non affezionarsi…

Che si decida comunque di optare per un frigorifero da appoggio dal design “tradizionale” o dal gusto ultramoderno, l’importante è dunque che l’elettrodomestico che si intende sistemare in posizione libera, cioè da “Appoggio”, sia comunque ben integrato nella cucina componibile destinata ad ospitarlo.

A questo proposito è necessario fare un po’ di chiarezza circa il più opportuno posizionamento di un frigorifero free-standing all’interno di una cucina componibile. A parte le misure, di cui parleremo dopo, tre sono gli aspetti da prendere in considerazione a proposito di questo.

Per prima cosa, lo spazio disponibile intorno al frigo, che deve rispettare sempre i criteri indicati nei libretti di uso e manutenzione, i quali indicano, sempre, quanto è necessario lasciare libero intorno al frigo per far si che esso “respiri” in maniera sufficiente e regolare. Troppo spesso infatti di vedono frigoriferi “incastrati” all’interno dei loro alloggi in maniera addirittura inammissibile. Bisogna ricordare sempre infatti che un frigorifero “free-standing”, proprio in quanto è stato progettato per essere istallato liberamente (viene infatti detto anche “da libera installazione”), necessita di avere uno spazio intorno di almeno 5 o 6 cm (ma spesso anche molti di più, a seconda del modello, della potenza del motore e delle sue dimensioni), che deve formare un sorta di cornice vuota, tale da liberare il calore in eccesso proveniente dal motore e dalle griglia di raffreddamento retrostante.

Un altro fattore di estrema importanza per il posizionamento di un frigorifero da libera istallazione all’interno di una cucina componibile è la sua distanza dal forno e dal piano cottura, la quale proprio per gli stessi motivi citati pocanzi, deve essere sufficiente a non far “soffrire” il frigorifero stesso.

Per ultimo bisogna fare attenzione all’apertura delle porte. Molti frigoriferi da appoggio infatti, proprio perché progettati per avere intorno a se un notevole spazio, necessitano di alcuni centimetri lateralmente per fare in modo che la loro porta si apra completamente. Questo piccolo spazio laterale, che quasi sempre si trova fra il muro e il frigo stesso può essere di 5, 10 o anche 15 cm nel caso si opti per un frigorifero, ad esempio, del tipo “bombato”. Bisogna considerare bene questo spazio, perché se la porta del frigo non si almeno di 90 gradi, potrebbero presentarsi difficoltà sia per il suo utilizzo e la sua pulizia, sia per l’impossibilità di aprire i cassetti interni o rimuovere e spostare i ripiani.

In conclusione si può tranquillamente dire che quando si ha a disposizione in larghezza uno spazio limitato da destinare al frigorifero, le strade possibili sono due: optare per un frigorifero da appoggio di larghezza ridotta (ce ne sono diversi modelli larghi anche meno di 60 cm, ma hanno un design solitamente abbastanza semplice ed usuale), oppure preferire l’installazione di un frigo da incasso il quale, in ogni caso, non avrà una larghezza superiore ai 60 cm e non avrà probabilmente bisogno di molto spazio per permettere la sua apertura.

Quanto grande ti serve, il tuo nuovo frigorifero?

Le misure del nostro frigo “ideale” possono dunque variare molto in base allo spazio disponibile, ma anche a seconda di altre varianti come la capacità dei vani che ci occorre. Questa risposta ti aiuta a scegliere il modello più adatto: combinato, a due porte o “side by side”.

Le prestazioni sono le stesse, cambiano però la disposizione, la misura e la capienza complessiva del frigo. Da questo punto di vista si possono distinguere diverse tipologie di apparecchi da scegliere in base alle abitudini nella spesa, al numero di componenti della famiglia e all’esigenze quotidiane.

Consumi in prevalenza cibi freschi?

Un frigorifero a due porte sovrapposte di tipo “tradizionale” (quello con il frigo grande in basso ed il congelatore piccolino in alto), offre molto più spazio nello scomparto frigo (circa 190/220 litri), rispetto al freezer (più piccolo, di circa 40/60 litri) ed è quindi molto adatto a chi non è abituato a conservare molti cibi congelati. Per conservare meglio e più a lungo gli alimenti delicati come carne e pesce, è utile che l’apparecchio disponga del cassetto O °C dove le temperature sono inferiori rispetto al resto del vano frigo. Il vantaggio maggiore di questa tipologia di elettrodomestico sta nei consumi che, date le sue contenute dimensioni, sono piuttosto bassi.

Fai grandi scorte e congeli anche molti cibi già cotti?

In questo caso può essere più indicato un frigocongelatore combinato “50/50” cioè uno di quei frigoriferi che hanno lo spazio suddiviso circa a metà fra frigo è congelatore, sia nella versione a incasso che in quella a libera istallazione. In questa tipologia di elettrodomestico il vano frigo, posizionato nella zona superiore e il congelatore installato sotto (con temperatura di almeno -18°C) perché “a cassetti”, hanno quasi la stessa capacità, anche se non proprio esattamente. Il congelatore contiene infatti circa 120 lt e 160 litri ne contiene invece il frigo. In questi modelli spesso ci sono motori separati per i due vani, perché vengono costruiti sotto forma di due “macchine” fisicamente distinte e quindi divisibili.

Hai un consumo piuttosto bilanciato di cibi freschi e congelati?

Allora ti conviene optare per il “litraggio” più comune ed usato, quello del frigorifero combinato anche detto “rovesciato”. Questo elettrodomestico ha in genere una capienza complessiva che può variare fra i 300 e i 330 litri nel caso dell’incasso e dai 350 ai 390 litri nel caso dei frigoriferi a libera istallazione. Le macchine con queste caratteristiche possiedono davvero numerosissime varianti disponibili in commercio, che vanno dai normali frigoriferi in “classe a” con caratteristiche tradizionali, ai più avveniristici elettrodomestici dotati delle più recenti tecnologie. In genere essi sono costruiti su di un unico “chassis” che contiene in alto un ampio vano frigorifero dotato di ripiani e cassetti, mentre in basso hanno un vano congelatore capiente circa 90/100 litri suddivisi fra cassetti e ribalte. Questo modello risulta di gran lunga il preferito dalle famiglie italiane perché combina abbastanza bene quelle che sono le caratteristiche più comunemente richieste ad un frigorifero moderno: Ampia capacità di frigo e congelatore, versatilità dei vani interni e soprattutto bassi consumi. La produzione in larga scala ha consentito infatti, per questi modelli, di ottenere delle performance davvero eccellenti con dei consumi che nulla hanno da invidiare alle macchine di dimensioni più contenute.

Hai una famiglia numerosa?

Allora potrebbe servirvi un modello “maxi”: ci sono i “side by side” anche detti frigoriferi “all’americana”, con larghezza quasi doppia rispetto a un combinato o a un due porte, in cui frigo e congelatore sono messi uno sull’altro. In questo caso si tratta quasi sempre di elettrodomestici da libera istallazione che possono essere dotati anche di erogatore per il ghiaccio nonché di dispenser per l’acqua. Una stessa capienza, o addirittura maggiore, si può ottenere però un mono-porta e un congelatore verticale da incasso, accostati tra loro. Sempre con questo sistema si possono ottenere infine dei “quattro porte” da incasso, con più combinazioni possibili: 4 ante oppure 2 ante superiori adibite a frigo + 2 o 4 cassettoni per il congelatore in basso.

Vivi da solo e sei spesso fuori casa?

Non è detto che per questo motivo si debba per forza scegliere un frigorifero “piccolo”, può andare benissimo un combinato o un due porte di dimensioni standard, perché, purtroppo, un frigorifero “mini” non ha spesso in proporzione consumi molto inferiori rispetto agli altri. Chi ha invece specifiche esigenze di spazio può invece scegliere un frigo sottotop da installare in una base della cucina. Ve ne sono addirittura larghi 45 cm!. In ogni caso, per raffreddare in tempi brevi gli alimenti appena introdotti nel frigo e nel freezer, quasi tutti gli apparecchi più piccoli dispongono comunque dei ridotti scomparti di raffreddamento e congelamento da utilizzare quando occorre.

Come capire quanto consuma?

Leggere la scheda tecnica dell’apparecchio o la sua etichetta energetica può diventare facile anche per i meno esperti: il trucco è capire quelle che sono le informazioni davvero interessanti per noi e rapportare tali informazioni con le nostre esigenze. Quello dei consumi, ad esempio, è un dato fondamentale di confronto tra i modelli perché i consumi de1 frigorifero, sempre in funzione 24 ore su 24, possono incidere molto sulla nostra bolletta. Per fare questo è stato inventato un metodo standard di valutazione che si basa su una classificazione ben precisa. Tale classificazione viene riportata nei nuovi elettrodomestici nella cosiddetta etichetta energetica, che non è altro che un sistema con cui vengono identificati gli elettrodomestici, ordinandoli a seconda dei propri consumi, e classificandoli con delle lettere dell’alfabeto che vanno dalla “classe” “G” per le macchine più vetuste (anche se in verità è adesso la “D” la classe più bassa che appare sulle nuove etichette), fino ad arrivare alla classe “A” per quelle più innovative e dai consumi più ridotti. Negli ultimi anni la classe A è stata però superata dai più efficienti modelli in classe A+, A++ e A+++. La classe di efficienza energetica A+ è dal 2012 quella minima richiesta per i nuovi frigoriferi e congelatori in vendita sul mercato comunitario (in base ad una specifica disposizione dell’Unione Europea). La classe energetica indica dunque chiaramente i consumi ed è riportata sull’energy label che per legge accompagna tutti gli apparecchi in commercio, ed è visibile sull’elettrodomestico, sul libretto di istruzioni e deve essere obbligatoriamente esposta e ben visibile su ogni macchina al momento dell’acquisto in negozio. L’etichetta energetica segnala però anche tante altre informazioni come ad esempio il volume del vano frigo e quello del congelatore e il livello di emissione sonora espressa in decibel (dB). Sempre sull’etichetta energetica viene riportato soprattutto l’assorbimento annuo d’energia espresso in chilowatt kWh. Questo dato non è assolutamente da sottovalutare al momento dell’acquisto perché può rendere bene l’idea di quanto l’elettrodomestico che stiamo valutando inciderà sul nostro bilancio familiare. E’ infatti a questo puntoopportuno precisare una cosa. I piccoli segni “+” (più) che accompagnano la classe energetica “A” da qualche anno, possono apparire a prima vista non troppo rilevanti per chi sceglie un frigorifero. In realtà sono molto importanti perché un frigorifero in classe A+++ può consumare addirittura fino al 50% in meno di un analogo modello in classe A++, mentre quest’ultimo può assorbire a sua volta il 25% in meno di un apparecchio in classe A+. Più che sulle classificazioni sarebbe dunque importante avere, al momento della scelta, un esatta cognizione sul consumo annuo espresso in chilowatt. In tal modo, sapendo il costo in bolletta di ogni kilowatt ci sarà più facile calcolare i consumi del nostro frigorifero. Attenzione però: I consumi indicati sull’etichetta energetica sono quelli misurati in laboratorio, e sono rilevati in condizioni di tipo “standard” che simulano in qualche modo il normale uso; l’assorbimento reale di energia può però essere diverso, perché può dipendere da dove l’apparecchio è installato e da come lo si usa. Aperture frequenti degli sportelli o vani troppo pieni, per esempio, aumentano tantissimo i consumi. Il tenere occupate le parti interne prospicienti agli elementi raffreddanti (pur lasciando liberi gli altri vani) può causare una riduzione altrettanto importante di efficienza; così come il non lasciare il necessario spazio esterno intorno al frigorifero, lo mette in condizione di far lavorare il proprio motore in una situazione di sofferenza. Le nuove tecnologie, come il superisolamento delle pareti, l’auto-sbrinamento e il funzionamento ottimizzato del compressore, hanno in realtà contribuito a ottimizzare l’uso di ogni macchina, ma per mantenere i consumi a livelli accettabili occorre comunque un uso accorto e consapevole. Per consumare meno energia, molti nuovi modelli sono dotati di un motore “inverter” che modula la potenza erogata in base alle effettive necessità, con risparmi anche del 20% rispetto a un compressore tradizionale, ma è ovvio che se il frigorifero viene lasciato spesso aperto, oppure non viene regolarmente sbrinato (stiamo parlando di quei pochi senza lo sbrinamento automatico), consumerà lo stesso moltissimo.

Quello dei consumi del frigorifero è un tema talmente importante, che viene preso in considerazione perfino a livello “fiscale”. Se si ristruttura casa, infatti, all’interno delle agevolazioni previste dal “bonus mobili”, si ha diritto da qualche tempo diritto a uno sconto Irpef del 50% sull’acquisto di un frigo (o altri grandi elettrodomestici in classe A+) o superiori.

Come si legge l’etichetta energetica ?

L’etichetta energetica dei frigoriferi e dei congelatori è solitamente suddivisa in 5 differenti sezioni, che riportano ognuna un diverso tipo di informazione.

Nella sezione n°1: Devono venire riportati il nome o il marchio del produttore e il nome del modello. Questa è la parte più importante a livello normativo, perché è il punto dove il legislatore europeo ha deciso di mettere in pratica tutte quei precetti, che consentono una prevenzione delle frodi, o un utilizzo scorretto delle varie “certificazioni” che devono essere in possesso di ogni produttore. Une delle truffe più frequenti sotto questo punto di vista è proprio quella di associare ad un elettrodomestico l’etichetta energetica (e dunque le relative certificazioni di legge) di un’altro, al fine di falsificarne le caratteristiche e le performance.

Nella sezione n°2: Viene invece indicata in questa sezione la classe di efficenza energetica. Ed è questo il settore che di solito più interessa chi deve acquistare un elettrodomestico. In questa parte infatti è riportato su di un significativo diagramma, una rappresentazione grafica delle varie classi di consumo. Ogni classe è contraddistinta da un colore e su uno degli istogrammi che compongono il disegno è segnalata la classe energetica di cui fa parte la macchina e la sua posizione nella speciale “classifica” dei consumi. Dal 1° luglio 2010 era già stata vietata la vendita di frigoriferi e congelatori inferiori alla classe A, secondo quanto stabilito e sancito dalla Direttiva Europea detta “Ecodesign”, tesa ad un contenimento dei consumi di energia elettrica, al fine della salvaguardia ecologica del pianeta. Come abbiamo già detto, al momento dell’acquisto di un frigorifero nuovo, a partire dal 2012 la scelta è però possibile solo tra i differenti tipi di classe “A+” e cioè A+, A++ e ultimamente A+++. Questa sempre maggiore attenzione dei governi (e di conseguenza dei produttori) a consumi via via sempre più bassi ha portato però ad un’effettiva “confusione” sulle classi energetiche, che si riconoscono dunque ora, su molti elettrodomestici, solo dal numero di segni “+” che appaiono sulle nuove etichette accanto alla “A”, invece che (più chiaramente) dalle lettere dell’alfabeto, come era prima. Tale evoluzione ha reso quindi necessaria una futura riforma delle classi che probabilmente rialzerà ulteriormente “l’asticella” dei consumi, rendendone altresì più chiara e comprensibile l’indicazione ai consumatori.

In questo settore è possibile trovare anche il simbolo “Ecolabel” (si tratta di una “margherita” con le stelle usate come petali e la “E” di Europa al centro) il quale indica quando un prodotto è più compatibile con l’ambiente. Il marchio europeo Ecolabel, istituito nel 1992 con il Regolamento CEE n. 880/92 e revisionato nel 2000, specifica quando un prodotto è effettivamente “ecologico” e figura soltanto su quei modelli di elettrodomestico che vengono valutati come “ad elevata efficienza energetica”. Perché l’eco-margherita appaia su un prodotto, infatti, esso dovrà prima aver superato rigorosi test, riguardanti alcuni precisi criteri ambientali che, oltre al consumo energetico, concernono addirittura, il consumo delle risorse nella produzione, il rumore, il ritiro e il riciclaggio a fine vita, la vita media calcolabile per la macchina e la disponibilità effettiva e temporale delle parti di ricambio.

Nella terza sezione, viene finalmente indicato il consumo reale di energia espresso in KWh/anno. Come abbiamo detto dunque, più che la classe energetica in se (la letterina A+, insomma), questo sul consumo esatto calcolato in laboratorio, sarebbe il parametro da tenere nella maggiore considerazione quando si sceglie un frigorifero in base ai consumi. Invece esso viene il più delle volte trascurato per la sua intrinseca difficoltà di “lettura”. Il consiglio indispensabile da dare a questo proposito è quello di, prima della scelta di un frigorifero, avere ben chiaro il costo per kilowatt/ora che stiamo pagando in bolletta alla nostra compagnia elettrica. Esso infatti può variare, a volte anche di molto, a seconda del tipo di contratto e a seconda della compagnia fornitrice che si è scelta. Una volta posseduto il dato sul singolo kilowatt sarà più facile ed esatta la decisione sul frigo da acquistare, perché altrimenti la comparazione sul dato relativo al Kwh/anno, può dare a volte l’impressione che vi sia una minima differenza sui consumi , mentre in realtà questa, rapportata su tutte le bollette di un intero anno, può dar luogo a discrepanze davvero importanti.

Nell’ultima parte infine, quella presente in basso, vengono riportati i dati sulla esatta capacità interna dell’elettrodomestico e in particolare vi troviamo:

Nel settore 4, il volume utile interno (espresso in litri) dello scomparto atto alla conservazione del cibo fresco, ovvero gli scomparti “senza stelle” in cui la temperatura è superiore a – 6° C, detto quindi in maniera più semplice “del vano frigo”.

Nella sezione 5 il volume utile interno (sempre espresso in litri) degli scomparti atti alla conservazione dei cibi surgelati o alla surgelazione, ovvero quelli con stelle la cui temperatura è uguale o inferiore a – 6°C, detto in maniera più semplice “del vano congelatore”.

Sempre in questo settore è possibile osservare anche la tipologia di scomparto a bassa temperatura che il frigorifero possiede, la quale viene indicata secondo il cosiddetto “codice a stelle”. Tale simbologia si basa su di un codice internazionale (in verità piuttosto vetusto) che suddivide i frigoriferi a seconda della temperatura che riescono a raggiungere. Esso però non indica precisamente tali temperature! Se si è dunque interessati a conoscere esattamente quanto “freddo” il nostro frigorifero sarà capace di fare, nei diversi vani (ed il consiglio qui è ovviamente quello di informarsi su questi dati riguardanti le temperature), sarà necessario farsi consegnare dal negoziante il libretto di istruzioni o la scheda tecnica, la quale, lo ricordiamo, deve essere per legge preventivamente disponibile per ogni acquirente. Tutto questo anche perché la stringente normativa sui consumi ha costretto alcuni produttori (forse quelli più “disinvolti” ?) a rivedere le performance dei propri elettrodomestici di tipo “economico”, onde rientrare “anpliamente” nelle più allettanti classificazioni A+ e A++.

Nella sesta sezione, viene segnalata la rumorosità dell’apparecchio, ma ciò avviene solo da pochissimo tempo purtroppo. Circa questa parte vi è stata infatti un po’ di trascuratezza da parte del legislatore, il quale non obbligava i produttori a segnalare la rumorosità degli elettrodomestici più silenziosi come sono appunto i frigoriferi. Questo paradosso permetteva quindi a volte ai produttori di tralasciare questo dato, anche in macchine capaci effettivamente di produrre un fastidiosissimo “ronzio” in fase di funzionamento. Ciò avviene soprattutto in alcuni prodotti free-standing, economici, a cui non sono stati applicati tutti i criteri di isolamento acustico. Quasi sempre si tratta di frigoriferi di misure ridotte, in cui c’era poco spazio per isolare il motore, ma vi è più di un caso in cui si è riscontrato questo problema anche in macchine di grandi dimensioni, a volte troppo “economiche” per poter essere costruite davvero in maniera impeccabile.

Quale è il sistema di raffreddamento (e di sbrinamento) migliore?.

Più tipi di freddo. Il sistema di raffreddamento, cioè la modalità con la quale il freddo si diffonde all’interno dei vani del frigorifero è un altro importantissimo elemento di valutazione: ne esistono principalmente tre tipologie: lo statico, il no-frost e il ventilato.

Funzionamento Statico.

Sono i frigoriferi tradizionali, quelli cioè in cui l’aria fredda si diffonde in modo naturale, tendendo a scendere dall’alto (dove risiede quasi sempre la celletta freezer) verso la parte bassa del vano. Con questo sistema la parte in basso (non a caso destinata alla carne) risulta quindi più fredda rispetto ai ripiani superiori, con differenze che possono essere anche di 3-4 gradi. In questi modelli è necessario quasi sempre lo sbrinamento manuale periodico per rimuovere la brina che si deposita sulle pareti, in quanto quest’ultima, quando è depositata in grossa quantità, impedisce il regolare funzionamento del frigorifero stesso. Oggi tali frigoriferi, sono molto meno diffusi che in passato, sostituiti in larga misura dai no-frost e dai ventilati (che fra l’altro garantiscono di solito dei consumi più bassi); permangono però nelle versioni più economiche ed in quelle dotate di “sbrinamento automatico”. Quest’ultimo è un sistema abbastanza semplice con il quale viene tenuto spento per un breve periodo di tempo il motore del frigo. Così facendo le pareti di ghiaccio formatesi per condensa, si sciolgono lentamente e le acque prodotte vengono raccolte all’interno di un piccolo foro (posto di solito in basso, dietro al cassetto della carne), che è collegato con un tubicino ad una vaschetta posta sul motore. Tale vaschetta, una volta riempita di acqua, fungerà quindi da ulteriore “raffreddamento” al motore stesso.

Certo un sistema piuttosto “basic”, ma che funziona abbastanza bene e che evita le fatiche e le scomodità dello sbrinamento manuale, per attuare il quale occorrono alcuni accorgimenti importanti. Innanzitutto, utilizzate sempre una spatola di plastica e mai un coltello per rimuovere il ghiaccio. Con quest’ultimo potreste correre il rischio di forare le pareti del frigorifero rendendo necessaria una sua completa sostituzione. Qualora il ghiaccio risulti troppo consistente per essere rimosso con la spatola, occorre per forza attendere che si sia sciolto maggiormente, provvedendo nel contempo a far si che l’acqua che si forma dal suo scioglimento non esca in maniera troppo copiosa dal frigo danneggiando magari i mobili o il pavimento. Una volta rimossa la maggior parte del ghiaccio occorre procedere ad una sua completa pulizia, perché i batteri che si possono formare a causa dell’alzamento della temperatura possono essere davvero molto pericolosi. La pulizia va effettuata con l’ausilio di detersivi appositi o di un normale sapone che però non rilasci sostanze che possono risultare nocive per gli alimenti. Non vi trattenete dall’usare a questo scopo anche del semplicissimo aceto bianco: è un ottimo disinfettante e se anche può sembrarvi lasciare un pessimo odore, esso sparirà dopo qualche giorno ed il risultato igienico sarà perfettamente garantito. Durante questa fase non dimenticate di pulire (in verità andrebbe fatto con cadenza regolare) anche la guarnizione in gomma intorno agli sportelli, soprattutto per evitare la formazione di grumi di sporco che oltre ad essere molto pericolosi per la salute, la possono lentamente consumare, facendo perdere al frigo la propria “tenuta”.

Quella del pulizia è un’abitudine che nel caso del frigo a sbrinamento manuale è ovviamente indispensabile, ma che è importantissima anche nei frigoriferi con gli altri tipi di funzionamento. Senza quest’ultima possono formarsi infatti batteri sui cibi che una volta tolti dal frigo corrono il rischio di decomporsi molto più rapidamente di quanto dovrebbero.

Funzionamento No-frost.

Proprio per evitare il più possibile questo tipo di problema, sono stati inventati i frigoriferi No-front. L’aria in questi elettrodomestici circola nel vano interno in modo forzato grazie a un sistema di canalizzazioni: la refrigerazione è più rapida e la temperatura uniforme a qualsiasi livello. In questo modo non si deposita che pochissima brina sulle pareti e non si forma comunque mai su di esse uno spesso strato di ghiaccio, come può avvenire sugli “statici”. Non è quindi più necessario intervenire per rimuoverlo manualmente, ma lo sbrinamento è completamente automatico e funziona perfettamente anche grazie alla poca quantità di materiale ghiacciato depositato. Nei moderni frigoriferi la tecnologia no-frost può essere applicata al solo vano congelatore, oppure sia al congelatore sia al frigorifero (vengono detti frigoriferi “total no-frost”). Il sistema no-frost ha dunque indubbi vantaggi pratici nella gestione. Attenzione però: la circolazione forzata dell’aria tende a ridurre il tasso di umidità e gli alimenti si disidratano più in fretta se non vengono confezionati in modo corretto. E il classico caso in cui risultano utilissimi gli accessori in plastica con chiusura ermetica e la pellicola trasparente. Con questi accorgimenti infatti gli alimenti vengono protetti dalla perdita della loro umidità naturale ed allo stesso tempo vengono conservati in temperature molto uniformi e controllate.

Funzionamento Ventilato

Questa tecnologia (indicata in modi diversi dai vari produttori) si applica solo al vano frigo ed è una via di mezzo tra il sistema statico e il no-frost. Una ventola posta di solito in alto, proprio vicino al punto da dove proviene il freddo, spinge l’aria gelata ovunque e dall’alto in basso, quindi la temperatura si mantiene omogenea nelle zone aperte, mentre rimane differente in quelle separate e chiuse, come nelle ribalte e nei cassetti. In questo modo il livello di umidità si mantiene più alto rispetto ai no-frost perché l’aria che viene fatta circolare all’interno dei vani frigo è sempre la stessa e non subisce modifiche di temperatura. Tant’è vero che se manca la corrente, il freddo interno dura più a lungo rispetto ai frigo statici o ai no-frost; e la capienza interna, a parità di dimensioni del frigorifero, è maggiore sia per la minore necessità di isolamento (ecco perché infatti spesso questi apparecchi consumano meno), sia per la mancanza di canalizzazioni interne alle pareti.

Sulla scheda tecnica è possibile quasi controllare anche le ore di “autonomia” senza corrente dell’apparecchio: quanto cioè a lungo si mantiene il freddo all’interno del frigo in caso di mancanza di corrente.

Che cosa è cambiato con l’elettronica?

I frigoriferi di ultima generazione sono in gran parte a funzionamento elettronico. Per la regolazione delle temperature, al posto del tradizionale termostato hanno sensori termici che controllano il microclima del frigorifero e del congelatore.

Quando subentra qualche variazione rispetto alla temperatura impostata questa viene subito rilevata dai sensori e il funzionamento del compressore si adegua di conseguenza per ripristinare le condizioni ottimali. In alcuni modelli da libera istallazione un’interfaccia digitale -in genere un display touch-screen sulla porta esterna – permette di monitorare le funzioni e i gradi interni, tutto senza aprire lo sportello.

Molti modelli di frigocongelatori hanno oggi capacità nette (cioè utili) molto elevate, anche superiori ai 500 litri. Sono quindi adatti a chi fa grandi scorte alimentari, con possibilità anche di risparmiare sul prezzo degli acquisti.

Attenzione però a evitare gli sprechi ! Come può aiutarci il frigorifero in questo ?

Il cibo troppo spesso viene sciupato, mentre per molti esseri umani sulla terra il problema è quello di non averlo: un paradosso contemporaneo che coinvolge soprattutto il mondo occidentale. Alla base ci sono quasi sempre acquisti sbagliati ed eccessivi, ma anche una cattiva conservazione degli alimenti dovuta a errori banali. Del tema “Nutrire il pianeta” si è occupata anche “Expo 2015”, la grande fiera mondiale tenuta a Milano-Rho fino alla fine di ottobre del 2015, in cui è stato dato tantissimo spazio all’argomento “spreco alimentare”.

Ogni anno infatti nel mondo si scartano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile, 90 miliardi solo in Europa: ciò significa una media di quasi 180 kg a persona. Questi sono gli impressionanti dati emersi dagli ultimi rapporti della Fao Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Gli sprechi alimentari in Italia e ne1 mondo hanno origine a diversi livelli: nel filiera produttiva stessa (55%), nella ristorazione e in ambito domestico (45%).

In fase dì produzione moltissimi degli alimenti vengono scartati per eccedenze non programmate, ma anche, molto spesso, solo per la loro non conformità agli standard (delle dimensioni, del colore o dell’estetica) o addirittura per un qualche difetto nel confezionamento o nella stampa dell’etichetta.

Nelle famiglie, invece, lo spreco deriva per lo più da acquisti, o preparazioni in cucina superiori alle effettive necessità di consumo. Finiscono gettati via soprattutto cibi freschi, in particolare frutta e verdura di cui si sprecano rispettivamente circa il 51,2% e il 41,2 % della produzione. E quello che più stupisce è il fatto che la maggior parte dei rifiuti provengono soprattutto dai frigoriferi!

In realtà però, a parte la conservazione, è la programmazione errata della spesa e dei pasti a far sì che si lascino scadere tanti alimenti, anche a lunga conservazione, prima di poterli consumare.

Una parte ancora troppo piccola delle eccedenze viene recuperata e riutilizzata. Dei 6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari scartate ogni anno in Italia (per un valore di 13 miliardi di euro), oltre un milione e mezzo è recuperabile, perfettamente integro e commestibile. È quanto emerge da una ricerca compiuta nel 2013 dal Politecnico di Milano (www.polimi.it) nella quale si indica chiaramente quanto anche sul piano pratico, molto si può fare a casa propria per contenere gli sprechi: dalla programmazione della spesa, come abbiamo detto, per evitare di acquistare quantità eccessive di alimenti, all’organizzazione della dispensa e del frigo in modo da stabilire ogni giorno il menu in base agli ingredienti disponibili.

Esistono anche specifiche “App” per la gestione intelligente delle scorte: scaricate sul cellulare o sul Tablet, permettono di monitorare le date di scadenza dei cibi e di regolare così le priorità di consumo. In molti casi, con qualche minimo accorgimento, è possibile adattare le ricette che si vogliono preparare alle quantità di ingredienti che si hanno nel frigo; o addirittura trovare molti piatti che si possono cucinare con gli avanzi. E’ in questo che si riconoscono davvero i migliori Chef!!

Nell’ambito di questo ragionamento sull’importanza di una corretta conservazione dei cibi, rientra anche tutto ciò che riguarda L’attrezzatura interna che deve essere adeguata alle esigenze personali, in base alla quantità e qualità di cibi e bevande che si conservano nel frigorifero.

Come ottenere una conservazione perfetta ?

Per avere ampia informazione su questo argomento, vi rimandiamo all’apposito articolo che troverete fra i nostri consigli.

Per adesso teniamo a darvi qualche notizia di massima, utile almeno per darvi un idea su questo argomento.

E’ importante sapere infatti che nei cibi freschi, come frutta, verdura e formaggi, la durata e il mantenimento delle caratteristiche organolettiche e dei sapori originali, non è soltanto una questione di freddo, ma anche di umidità. Un livello intermedio di quest’ultima, è fondamentale per evitare sia la formazione di muffe sia, al contrario, la disidratazione. Come ogni ambiente, il frigorifero e il congelatore hanno infatti un loro microclima interno, dato dalla combinazione di basse temperature e umidità. In una condizione di umidità ottimale (intorno al 45-60% nel frigo), la conservazione dei cibi freschi può prolungarsi in media di 7-15 giorni. In molti modelli di ultima generazione questi parametri sono regolati con sistemi elettronici che rilevano eventuali variazioni, ripristinando automaticamente il livello ideale. Queste tecnologie possono essere estese a tutto il vano o concentrarsi su specifici scomparti o cassetti “del fresco” con caratteristiche idonee, quindi, alla conservazione di frutta e verdura o di altri alimenti freschi senza che si disidratino o marciscano. A migliorare la conservazione contribuiscono anche specifici trattamenti antibatterici, spesso agli ioni, delle pareti di alcuni modelli di frigorifero.

In generale comunque, all’interno del frigorifero la temperatura viene solitamente impostata tra i 4 e i 7 °C; a seconda del sistema di raffreddamento dell’apparecchio, può essere costante su tutti i livelli, oppure differenziata, con i ripiani bassi più freddi e quelli alti con qualche grado in più.

Come organizzare al meglio l’attrezzatura interna del frigorifero ?

Parliamo adesso delle varie suddivisioni riscontrabile nella maggior parte dei frigoriferi, partendo proprio dal considerare il vano “frigo” vero e proprio, quello cioè in cui viene riposta di solito la maggior parte del cibo. Esso è solitamente suddiviso in scomparti tramite dei ripiani che possono essere in vetro oppure in griglia di metallo. Quelli in vetro, anche se più fragili, sono da preferirsi perché a lungo andare non arrugginiscono, anche se sono abbastanza più pesanti di quelli in metallo e per questo più difficoltosi a spostarsi. A questo proposito è abbastanza ovvio precisare che quando è possibile in fase di scelta, è sempre meglio preferire elettrodomestici in cui i ripiani abbiano in qualche modo la possibilità di essere regolati in altezza. In questo modo infatti si evitano situazioni di difficoltà che si verificano, ad esempio, quando si vuole riporre un anguria o quando desideriamo mettere in frigo un’intera pentola. All’interno di questo vano i vari scomparti avranno quindi, come abbiamo visto, una temperatura uniforme, se si tratta di macchine a controllo elettronico di tipo no-frost o ventilato, mentre saranno più freddi quelli in basso, quando useremo un frigorifero di tipo statico. Quasi tutti i frigoriferi possiedono comunque in basso due scomparti che possono essere separati dal resto, tramite dei cassetti oppure delle ribalte.Bisogna fare attenzione a questi vani è riporci ciò che è indicato nei libretti di istruzione: questi alloggiamenti speciali infatti sono abitualmente posizionati in basso perché è in quella zona che si raggiungono quasi sempre le temperature più basse e quindi più adatte a contenere alimenti “importanti”, ma molto reperibili come la carne.

La loro posizione è però la stessa, pure nel caso dei frigoriferi ventilati ed in quelli no-frost, anche perché vi sia più comodo per le massaie, riporvi gli alimenti più pesanti come appunto la carne.Vi sono altresì anche frigoriferi in cui i cassetti interni sono più di uno ( a volte sono addirittura tre o quattro) per permettere anche l’alloggiamento separato delle verdure e della frutta (che come abbiamo detto, non sopportano temperature troppo basse) o dei formaggi. Quando non si possiede un frigorifero con dei reparti dedicati a questo tipo di cibo è sempre buona abitudine l’utilizzo degli appositi contenitori in plastica che, isolando quegli alimenti dal resto del frigorifero, manterranno per loro un microclima simile a quello di una cantina. Oltre al vano centrale grande, sono disponibili in tutti i modelli di frigoriferi dei piccoli vani delle controporte, che sono destinati in alto a riporvi lo scatolame, i barattoli, i formaggi e le uova (non a caso tutti alimenti dalle piccole dimensioni), mentre quelli in basso vengono predisposti per le bottiglie ed i contenitori in tetra-pack. Un accorgimento consigliabile per quanto riguarda questi vani è quello di controllare sempre se sono in qualche modo spostabili in altezza e se la loro profondità consente l’inserimento delle bottiglie da due litri, che sono il formato più venduto per l’acqua minerale.

Il vano congelatore al contrario del frigo non permette tante possibili comparazioni o differenti utilizzi. Esso è disponibile di solito con due tipi di scomparto: a cassetti e a ribalta. L’aspetto “praticità” del congelatore si gioca infatti su queste due varietà di aperture in quanto, mentre il cassetto è da preferirsi in molti casi perché è più facile accedervi estraendolo, la ribalta risulta altresì più comoda perché capace di contenere ben più alimenti rispetto ad un cassetto. Di solito infatti, siccome nella parte bassa del frigorifero prende posto il motore, quando osserviamo un “rovesciato” o un combinato (quegli apparecchi cioè che hanno il congelatore in basso) si può notare che il vano più in basso è utilizzabile tramite una ribalta perché di profondità ridotta, mentre gli altri più in alto sono cassetti.

I frigoriferi di tipo “rovesciato” possiedono dunque di solito due cassetti ed una ribalta, ma ve ne sono anche a tre cassetti, di cui quello più in basso ha delle dimensioni molto minute. Nei combinati 50/50 invece questi vani sono quattro e sono suddivisi fra tre cassetti ed una ribalta. Nel caso dei frigoriferi con freezer (quelli cioè con un piccolo vano congelatore in alto), non troveremo ne cassetti ne ribalte all’interno della parte congelatore, perché essi non si aprirebbero in maniera sufficientemente agevole, ma vi troveremo quasi sempre un piccolo ripiano in modo da suddividere il vano in due. Vi sono poi le versioni “doppia-porta” quelli cioè che hanno il congelatore posto in verticale accanto al vano frigo. In questi modelli le disposizioni interne possibili sono due: la comparazione a cassetti e ribalte, riscontrabile nei modelli di altezza non superiore ai 150/170 cm e quella a ripiani (con qualche cassetto interno) riscontrabile in tutti gli altri modelli. A proposito di quest’ultimi è bene precisare che l’utilizzo dei ripiani interni ad un congelatore, va fatto con una maggiore attenzione rispetto a quella che deve avere chi possiede un congelatore a cassetti. Il motivo è abbastanza ovvio: pur avendo una capienza maggiore infatti, il congelatore a ripiani (come quello con i vani a ribalta, del resto) non consente una comoda estrazione degli elementi congelati, perciò risulta molto più necessario in questi casi l’uso dei contenitori in plastica al posto dei tradizionali “sacchetti”. I sacchetti infatti, specie quando contengono alimenti piuttosto liquidi, tendono ad adagiarsi alle pareti dove vengono riposti e questo può causare delle scomodissime “incollature”, specie quando quest’ultimi rimangono troppo a lungo conservati. Le apposite vaschette con coperchio, dunque, sono da preferirsi di gran lunga sia nei vani congelatore con ribalta sia in quelli con ripiani a vista, perché permettono un utilizzo più comodo del congelatore stesso, pur sacrificandone un po’ lo spazio interno.

Concludiamo qui questa serie di indicazioni che possono senz’altro risultare molto utili a chi si accinge ad acquistare il proprio frigorifero. Non dimentichiamo però che vi sono tanti negozianti preparati e competenti che sono in grado di consigliare al meglio ogni scelta.

Post a Comment